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Alla scoperta di Radicofani

Se volete visitare una delle più spettacolari fortezze toscane, dovete recarvi confini meridionali della Val d’Orcia. Seguendo la Via Francigena, infatti, arriverete a Radicofani, dove riuscirete a scorgere l’imponente Rocca, che domina il borgo e la vallata, già da decine di chilometri. 

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La fortezza

Una fortezza maestosa costruita intorno all’anno Mille per controllare i confini tra Granducato di Toscana e Stato Pontificio. Dalla sommità della torre (sarete a circa 1000 metri di altitudine) si gode un panorama mozzafiato su tutta la Val D'Orcia, il Monte Amiata e addirittura sui laghi Trasimeno e di Bolsena.
 
La storia della Fortezza di Radicofani si intreccia con quella del brigante gentiluomo, Ghino di Tacco, il Robin Hood Toscano. Nato nella seconda metà del XIII secolo, il giovane crebbe in una famiglia di rapinatori. Suo padre e suo zio, infatti, vennero torturati e giustiziati in Piazza del Campo a Siena quando Ghino era solo un ragazzo. Sfuggito alla condanna per la sua giovane età, il brigante sparì dalle scene per qualche anno, per poi riprendere l’attività di famiglia. Dopo essere stato bandito dal territorio del Comune di Siena per aver preso illegalmente il possesso di una roccaforte, Ghino decise di occupare proprio lei, la tanto ambita Rocca di Radicofani. All’epoca, infatti, la fortezza era sì in territorio senese, ma praticamente al confine con lo Stato Pontificio. Dopo averla espugnata, Ghino si stabilì nel castello e lo usò come suo covo, proseguendo con le sue scorribande. Ghino di Tacco, infatti, si appostava e faceva delle imboscate a chiunque passasse per la Via Francigena informandosi sui loro beni e averi. A quel punto, offriva ai malcapitati un banchetto e li derubava lasciando loro l’indispensabile per sopravvivere e arrivare a Roma. Questo beffardo destino, però, non capitava a chiunque, ma solo ai ricchi. I poveri e gli studenti – spesso sinonimi – potevano proseguire liberamente. Per questo, Ghino di Tacco venne soprannominato il “ladro gentiluomo”, una sorta di Robin Hood toscano, divenendo addirittura il protagonista di alcune novelle letterarie dove veniva dipinto quasi come un eroe.
La più famosa è indubbiamente la storia narrata nel Decameron di Boccaccio. L’Abate di Cluny, tornando da Roma, decise di fermarsi alle terme di San Casciano dei Bagni, per curare il suo cronico mal di stomaco. Ghino, dopo aver saputo delle ricchezze dell’uomo di chiesa, decise di rapirlo senza però torcergli un capello. Lo rinchiuse nella torre nutrendolo solo di pane, fave e Vernaccia di San Gimignano, un vino bianco tipico della zona. Questo regime ferreo forzato fece guarire lo stomaco dell’abate, il quale chiese persino al papa Bonifacio VIII di perdonare il brigante gentiluomo per l’assassinio del giudice.
Boccaccio non fu il solo personaggio illustre a citarlo nelle sue opere. Dante, da bravo guelfo, inserì il ghibellino Ghino di Tacco nel Purgatorio mettendo in risalto la “fierezza” del brigante, una qualità che può avere accezioni negative – ferocia, crudeltà – o positive se riferite al coraggio. Nonostante l’inclinazione politica differente, però, Dante non lo condanna in maniera diretta come invece ha fatto con altri personaggi meno simpatici – vedi il papa Bonifacio VIII finito all’Inferno. Benvenuto da Imola, invece, lo descrive come un ”uomo mirabile, grande, vigoroso”. Insomma, un antieroe a tutti gli effetti.
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Alla scoperta del borgo

La Rocca di Radicofani è un luogo ricco di storia che nel tempo ha avuto grande valore strategico, oltre ad essere anche un luogo dalla bellezza incontaminata. 
Una volta visitata la fortezza potete proseguire la visita e scendere alla scoperta del borgo. Radicofani, come probabilmente avrebbe voluto Ghino di Tacco, è rimasto un borgo fiero e distante dal turismo di massa che lo rende un luogo magico. Il panorama straordinario e la sua affascinante storia sono l’anima di questo delizioso borgo toscano.
Passeggiando tra i vicoli raggiungerete la piazza centrale con la Chiesa di San Pietro. Un’architettura romano-gotica del X secolo, costruita in pietra lavica. Usciti dalla chiesa, vi consigliamo di sedervi in una delle panchine del piccolo parco pubblico, magari accanto alla statua di Ghino di Tacco e godervi lo splendido panorama che vi troverete davanti.
Scendendo ancora e superando il campo sportivo, raggiungerete, con una breve passeggiata, Il Casale della Posta e la fontana medicea. Incorniciata da una doppia fila di cipressi, vi apparirà la facciata del Casale della Posta, antico rifugio per pellegrini e viaggiatori. Qui hanno alloggiato anche Stendhal, Casanova, Charles Dickens e Goethe.

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